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Come il CBD sta rivoluzionando il mondo del ciclismo 4.5/5 (2)

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Nel febbraio 2008 Thomas Vanderham, pilastro della mountain bike freeride, durante le riprese del film “Seasons” fu vittima di un grave incidente. L’uscita era prevista per la primavera di quell’anno, ma l’infortunio mise in forse la parte di Vanderham: non c’era abbastanza materiale video per inserirlo nel film.

Non era tutto: i secondo i medici la sua carriera era seriamente a rischio.

Le sue ferite erano di una tale gravità che poteva esserci la reale possibilità di perdere l’uso di una mano. Il tricipite si era completamente staccato dal suo braccio e aveva numerose fratture scomposte. Per aiutarlo durante la guarigione, il suo medico gli prescrisse il Percocet, un oppiaceo.

I pericoli che si celano dietro gli antidolorifici oppiacei

Anche se lo avrebbe dovuto assumere per un mese, Vanderham si limitò ad una sola settimana, prima di sentirsi in grado di gestire il dolore. “Non appena ho smesso di assumerli, ho notato subito degli effetti collaterali: problemi di sonno, ansia, brividi caldi e freddi. È stato spaventoso, e li ho presi solo per una settimana!”

Vanderham trattava il suo recupero come un lavoro a tempo pieno. Il suo fisioterapista diceva che praticamente era come se gli avessero impiantato un braccio nuovo: avrebbe dovuto ricostruire tutti i percorsi neurali per un suo utilizzo efficace. In tre mesi, Vanderham era già in grado di tornare in sella ad una bici da strada. In sei mesi stava addirittura gareggiando alla Redbull Rampage.

La convalescenza lontano dalla bici è una seccatura per un rider medio. Ma per i professionisti semplicemente non è accettabile e un recupero rapido è fondamentale. Purtroppo quando entrano in gioco gli antidolorifici oppiacei, anche se assunti sotto stretto controllo, il tuo corpo potrebbe incontrare ulteriori sfide. Ansia, depressione, disturbi del sonno e irritabilità sono solo alcuni degli effetti collaterali di un loro uso prolungato.

 

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Esistono alternative?

L’Organizzazione mondiale antidoping (WADA) ha deciso di rimuovere il cannabidiolo (CBD) dalla lista delle sostanze proibite, e non solo per i rider professionisti.

Il CBD aiuta i bambini affetti da epilessia e i malati di cancro che affrontano gli effetti collaterali della chemioterapia. “Non posso dire di aver svolto ricerche scientifiche sulla CBD, ma vedo i suoi effetti positivi nei miei pazienti chemioterapici”, ha detto il dott. Samuel Klempner, primario del reparto di  oncologia presso la The Angeles Clinic and Research Institute di Los Angeles. “I pazienti affermano che il CBD li aiuta ad aumentare l’appetito, ridurre la nausea e il dolore correlato al cancro e tollerare meglio le terapie. Molti riferiscono anche che il CMD li ha aiutati a reprimere l’ansia e a migliorare il sonno. Per questo, se un paziente chiede di usarlo, Lo sostengo pienamente dopo aver esaminato le possibili interazioni con la loro terapia.”

Il CBD è stato a lungo sotto accusa per essere un parente della marijuana. Ora che si comincia a conoscere questa sostanza e la WADA l’ha riabilitata, gli atleti stanno iniziando ad abbracciarne i benefici.

La Troupe Racing è una squadra californiana con 11 anni di esperienza ed ha appena acquisito un nuovo sponsor, la Seven Points CBD. “Seven Points è un’azienda locale che utilizza canapa biologica di alta qualità. L’ho conosciuta tramite un amico, l’ho provata e ho scoperto che dava ottimi risultati contro il mio mal di schiena cronico e i miei problemi di sonno” afferma Tim Van Gilder, team manager di Troupe Racing. “L’intero team ha iniziato a provarlo, e la sensazione è una riduzione dei DOM post allenamento e un maggiore relax prima defli eventi importanti.”

CBD nello sport

In definitiva cos’è il CBD?

Iniziamo chiarendo subito una cosa: NON è “la marijuana maschio”. Non ti può “stonare”. E sicuramente non è ganja. In effetti, questa varietà canapa è solo una della tante che si trovano nella famiglia che comprende la marijuana e il luppolo.

Secondo un rapporto dell’OMS, non ci sarebbero effetti negativi sulla salute, ma piuttosto diverse applicazioni mediche per il cannabidiolo, a.k.a. CBD. Quest’ultimo è un cannabinoide non psicoattivo e le sue proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e neuroprotettrici sono state evidenziate in migliaia di studi clinici pubblicati su pubmed.gov. In un mondo in cui la dipendenza da oppioidi è una vera minaccia, il CBD può aiutare con gli effetti collaterali negativi degli oppioidi e persino sostituire alcuni tipi di farmaci per l’ansia e per la gestione del dolore. Nonostante la sentenza WADA e i benefici consolidati, tuttavia, alcuni atleti rimangono ancora diffidenti nei confronti del CBD.

Infatti un certo numero di rider che ho contattato per questo articolo, ha preferito non commentare l’argomento. Preferiscono evitare potenziali problemi con gli sponsor. E chi potrebbe biasimarli: sono passate solo poche settimane da quando un test CBD positivo avrebbe decretato una squalifica per doping.

Quali benefici può avere il CBD?

I benefici del CBD sono ben documentati, sia per la salute fisica che per quella mentale. È qui che entra in gioco Athletes for Care. Athletes for Care è un’organizzazione no-profit dedicata alla creazione di una comunità in cui gli atleti possono trovare supporto nella vita dopo la carriera sportiva. Sostengono anche programmi per combattere problemi di salute che colpiscono milioni di persone, atleti e non, come la dipendenza da oppiacei o il dolore cronico.

L’organizzazione conta Floyd Landis tra i suoi portavoce. Dopo la squalifica per doping, il ritiro della sua vittoria nel Tour de France 2006 e il bando dal ciclismo professionistico, Landis è scivolato nella trappola degli antidolorifici oppiacei.

“Capisco che la mia storia potrebbe sembrare unica, ma non devi essere un atleta per soffrire di dolore cronico o depressione”, dice Landis. “I medici a cui avevo dato fiducia mi hanno prescritto oppiacei senza chiedersi quali sarebbero stati i danni a lungo termine. Sapevo però che doveva esserci un modo migliore oltre a quello di imbottirmi di droghe, e l’ho trovato nel CBD”.

Dopo esser riuscito a combattere la sua dipendenza, Landis ha fondato Phivida che vende gel, tinture e creme a base di CBD. Come Phivida, Seven Points CBD e altre società emergenti nel mercato della CBD, Floyd’s sta scommettendo che il cambiamento stia arrivando molto rapidamente.

L’Italia saprà cogliere questa opportunità o rimarrà con la sua solita mentalità conservatrice?

 

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